Che si vada a Milano a vedere il Duomo, a Roma per il Colosseo o a Reggio Calabria per i Bronzi di Riace, c’era una cosa che accomunava i turisti. Tutti cercavano un negozietto che avesse souvenir da portare a casa come ricordo dell’esperienza o da regalare a parenti ad amici. E così le abitazioni pullulano di raffigurazione dei simboli delle città italiane.
Abbiamo le case piene
Accadeva così anche a Parigi. In fondo chi non ha una riproduzione in scala della Tour Eiffel portata dal cugino andatoci in viaggio di nozze? Pochi. Si tratta, però, di un trend che sembra destinato ad andare in disuso. E probabilmente lo è già. Si, perché i tempi sono cambiati e le esigenze differiscono da quelle di dieci, quindici o vent’anni fa.
Qualsiasi viaggiatore medio è dotato di un telefono che fa foto a decine di fantamegapixel. Diventa, perciò, sempre meno attuale andare ad acquistare cartoline da spedire per posta, tenuto conto che oggi i file jpeg viaggiano su WhatsApp a velocità sensibilmente superiore. Allo stesso modo quando si desidera un quadro o una riproduzione dei monumenti volendo basta ordinarla su Amazon.
Per non parlare del fatto che presto sarà diffusa la possibilità di stampare qualsiasi cosa con una stampante 3D. E poco importa che oggi vi sembri un fenomeno di nicchia. Basti pensare di quante cose si dicesse la stessa cosa quindici anni fa quando si guardavano con stupore quanti avessero un palmare.
Viaggiare nel 2020: si privilegia il gusto
Oggi, invece, sembra emergere che il souvenir più desiderato da quanti viaggiano è assolutamente alimentare. Pare, infatti, che un italiano su due (Esattamente il 49%) preferisca acquistare prodotti tipici del luogo che va a visitare. Si tratta di una novità che viene testimoniata dall’esito del sondaggio di Coldiretti/Ixè secondo cui solo il 17% degli italiani torna a mani vuote. Cosa si cerca? Formaggi, vini, olio, conserve. Tutti gadget che sono anche delizie per il palato e che rappresentano peculiarità delle località che si va a visitare.