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Viaggiare al tempo del coronavirus: il progetto Ue per tenere le frontiere aperte

Si torna alla normalità, ma si lavora per evitare la chiusura dei confini tra i paesi Ue

Viaggiare

Arriva settembre. L’Italia si lascia alle spalle l’estate e si rituffa nella quotidianità. Banco di prova importante: scuole, uffici e mezzi di trasporto. L’Europa, invece, prova a vincere una sfida più ambiziosa: tenere le frontiere aperte. Un punto fondamentale per evitare che si limitino gli spostamenti.

Viaggiare con il coronavirus: si potrà?

L’obiettivo è fare in modo che, quantomeno in zone inter-europee, non si debba assistere a situazioni dove occorrerà serrare le porte nei confronti di chi proviene da territori dove il contagio ha raggiunto livelli più importanti. Spagna, Francia, Germania e Italia stanno lavorando per trovare un percorso condiviso e reciproco che, di fatto, continui a rendere possibili gli spostamenti tra Paesi che hanno diversi interessi in comune. E non solo, ovviamente, turistici.

Ipotesi doppio tampone

Oggi l’ipotesi più accreditata è quella di mettere in piedi un protocollo che preveda tamponi in entrata e in uscita. La soluzione si rivolge a tutti quei soggetti che dovranno muoversi tra i paesi citati. Si tratta ovviamente di una situazione che va perfezionata sulla base di quelle che sono le esigenze e le situazioni. Si pensi, ad esempio al fatto che, nella Liguria occidentale circa 4000 persone viaggiano verso il Principato di Monaco o comunque il territorio francese pr andare a lavorare. Allo stesso modo i francesi oltrepassano con regolarità il confine per acquistare sigarette e generi alimentari, disponibili a prezzi migliori in Italia. In quel caso considerati i movimenti sistematici potrebbe essere individuato un altro protocollo. Senza dimenticare che, molto spesso, quando si fa riferimento ai modus operandi provenienti da e verso l’estero si parla soprattutto di aeroporti, ma c’è tutto un mondo fatto di viaggi in auto o in treno tra paesi confinanti che va valutato.