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Viaggiare in aereo: dopo il coronavirus ci sarà molto da aspettare per un ritorno alla normalità

I dati raccontano che, al momento, il calo epocale diventerà una montagna difficile da scalare per il futuro

Fase 2 voli

Si sapeva che dopo il coronavirus le cose sarebbero cambiate in maniera significativa. Viaggiare in aereo prima era quasi come bere un bicchier d’acqua, adesso i dati sul traffico la dicono lunga sul fatto che non è più cosi. Se la voglia di viaggiare non è scemata e si sta provando ad ovviare con il “turismo di prossimità”, quella di volare è in naftalina.

Dati eloquenti

La gente non fa i salti di gioia all’idea di mettersi su un velivolo che ospita centinaia di persone. Persino frequentare affollati terminal non è un orizzonte a cui si guarda con particolare voglia. Per non parlare del fatto che viaggiare in aereo molto spesso è sinonimo dell’uscita dei propri confini nazionali. Considerate le situazioni e le restrizioni che potrebbero cambiare da un momento all’altro, si capisce perché la situazione è quella che è.

Viaggiare in aereo: previsioni post-coronavirus erano ottimistiche

Se ne è occupato il Daily Mail che in un servizio apparso sul suo sito internet ha segnalato il fatto che fino al 2024 nulla sarà come prima. Inizialmente si era ipotizzato il 2023, sebbene altri pensassero già al 2025. Il giornale britannico segnala come secondo la Iata il ritorno del traffico passeggeri globale ai livelli precedenti al Covid-19 è ora rimandato di un anno, fino al 2024.

Si prevede che i viaggi a corto raggio facciano registrare una ripresa più rapida, mentre ci sarà da aspettare più a lungo per quelli a corto raggio. Il 2020 farà registrare una decrescita del traffico del 55%. Ad aprile si ipotizzava ci si potesse fermare al 46%.

A giugno la discesa dei dati è stata dell’86,5%. A maggio si era al -91%. La leggera risalita è dipesa dal fatto che in alcuni paesi si è registrata una sensibile ripresa del traffico interno con particolare riferimento alla Cina.

L’auspicio che è cambiare la storia possa intervenire un fattore decisivo, ad esempio un vaccino.