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Dove andare in vacanza con il coronavirus? Le mete indicate dall’esperto per l’estero

Non è facile scegliere una destinazione oltre confine dove si è sicuri di trovare una situazione epidemiologica accetabile

Vacanze in Grecia

Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute, ha spiegato a La Stampa che si può viaggiare. Lo si può fare anche in questa fase di convivenza con il virus. Si può restare in Italia, ma non è inimmaginabile pensare di recarsi all’estero. Lo si può fare, a patto di mantenere alta la guardia con le note norme anti-contagio e soprattutto andando a scegliere destinazioni che hanno caratteristiche precise.

Dove andare in vacanza? Il coronavirus non deve fare paura

Da un punto di vista strettamente morale, c’è la sensazione che quest’anno si preferisca l’Italia. E non soltanto per ragioni legate agli spostamenti e alla sicurezza. Le difficoltà dell’economia fanno credere che la soluzione più opportuna sia quella di far restare capitali importanti all’interno dei confini nazionali. C’è chi, però, può permettersi anche una vacanza all’estero.

Dove andare in vacanza?  Il coronavirus impone delle scelte

Muoversi in questa fase può sembrare un azzardo, ma non è detto che lo sia. E’ vero che ci sono mete particolarmente gettonate come Barcellona rese off limits dalla situazione venutasi a creare in Catalogna, ma altre sono assolutamente sicure. Rispondendo a domanda precisa se lui andrebbe in vacanza oltre confine, Ricciardi ha fornito una replica piuttosto chiara. “Al massimo – spiega – in Paesi che hanno una situazione buona, diciamo paragonabile alla nostra. Per restare in Europa, in Grecia e Portogallo perché no. Ma sempre con grande attenzione ai mezzi di trasporto, scegliendo chi garantisce la sicurezza. Al costo di dover pagare qualcosa in più”. Il ragionamento vale ovviamente per le strutture che si andrà a scegliere. Molti alberghi appartengono a catene che hanno omologato i loro protocolli di sicurezza alle rigide normative internazionali. Di certo c’è che con il tempo viaggiare è diventato sempre meno un tabù. Solo tre mesi fa non era un dato scontato.