Il 2020 è l’anno dello smart working. Quella che sembrava una pratica per attività di nicchia o comunque per lavori da free agent con impegno nelle nuove professioni, si è trasformata in una vera e propria risorsa in una fase in cui è stato necessario chiudere gli uffici.
E’ stata una scelta necessaria, ma secondo alcuni potrebbe rappresentare un’esperienza destinata a cambiare per sempre il modo di lavorare. In attesa di capire come si evolveranno le cose e se per caso si sceglierà di regolamentare questa nuova forma di lavoro, c’è un ipotesi che più di ogni altra affascina chi ama viaggiare.
Smart working: è il futuro?
Lavorare in smart working significa potenzialmente poter stare in qualsiasi parte del mondo e continuare a lavorare. Da tempo c’è chi si immagina per un mese alle Bahamas sorseggiando un cocktai in spiaggia con il proprio computer sulle ginocchia.
Ci sono, però, soluzioni molto più a portata delle tasche di ognuno. Si pensi, ad esempio, a quanti hanno voglia di evadere per un lungo periodo dal caos delle metropoli. Potrebbero andare ad approfittare di una delle tante occasioni rappresentate da abitazioni date in affitto a prezzo di saldo in borghi italiani molto vivibili, a contatto con la natura , di grande interesse architettonico e magari non troppo lontani da aree strategiche sotto qualche punto di vista.
Servono le condizioni adeguate
La grande sfida, tuttavia, sarà quella di dotare queste zone di una connessione internet decente. Non tutte lo sono, tenuto conto che difficilmente un provider sceglie di investire dove l’aspetto demografico è limitato. Il fatto che le discussioni attorno alla Rete siano attive in questo momento in Italia, potrebbe prefigurare l’idea di allargare la banda larga e magari la fibra ottica in aree poco popolate, ma potenzialmente usufruibili da quanti vogliono spostare lì il proprio ufficio ambulante.
